Iron Maiden – “Killers” (1981)

Tracklist: 1. The Ides of March 01:46 - 2. Wrathchild 02:55 - 3. Murders in the Rue Morgue 04:19 - 4. Another Life 03:24 - 5. Genghis Khan 03:09 - 6. Innocent Exile 03:54 - 7. Killers 05:02 - 8. Prodigal Son 06:13 - 9. Purgatory 03:20 - 10. Twilight Zone 02:34 - 11. Drifter 04:51

83

38:42

Nati a Londra (Gran Bretagna) nel 1975.

Pensieri di Andrea “Buckley” Marri

Killers” è un disco a causa del quale avrebbero potuto pesare diversi fardelli sulle spalle della band britannica. Destino ha voluto invece che una serie di eventi più o meno fortuiti abbiano segnato un punto di svolta cruciale nella loro carriera.

Innanzitutto questo secondo lavoro proviene in gran parte da sessioni messe da parte durante la realizzazione del primo, omonimo, seminale album in studio.

Di conseguenza i brani sono mediamente meno ispirati e mostrano qualche episodio non all’altezza del predecessore, come nel prog a tratti quasi pop di “Prodigal Son” (la cui melodia circolare volta a suggerire una danza ipnotica comunque affascina) o nella semplicità di fondo della conclusiva “Drifter”, il cui testo banale è un punto debole che si era già riproposto in altri momenti precedenti (vedi “Another Life” e “Innocent Exile”).

In secondo luogo non va dimenticato che “Killers” segna l’addio del frontman Paul Di’Anno (a causa dei soliti problemi di dipendenza da alcool e cocaina), per tanti anni rimpianto da una minoritaria frangia di fans.

La storia confermerà poi la bontà dello scegliere come suo successore Bruce Dickinson, sicuramente più dotato ed adatto a far risaltare le doti compositive del gruppo.

Risolto questo problema rimane comunque il peso del confronto con l’album d’esordio. Problema parzialmente superato grazie al netto miglioramento in fase di registrazione e produzione e grazie ad una manciata di brani indubbiamente al livello dei loro classici passati e futuri.

In molti momenti si può avvertire ancora nell’aria l’aroma dell’hard rock dei da poco defunti anni ’70 (“Innocent Exile” su tutti), la cui lezione viene però rielaborata e vitaminizzata da iniezioni di punk e metallo, atte a sprigionare un sentore di malvagità incombente il cui apice è la title-track, arricchita da innumerevoli cambi di tempo e dalla prova maiuscola del cantante.

Se poi aggiungiamo una serie di tracce assassine come “Wrathchild” e “Purgatory”, una copertina iconica con Eddie munito di ascia insanguinata ed un futuro terzo album che iniziava a prendere forma nelle loro teste (e che li farà entrare definitivamente nel pantheon dell’heavy metal), non è difficile accettare l’idea che “Killers” rappresenti un passo cruciale per gli Iron Maiden e per chi di loro si nutre.

La verità:

Inizialmente nell’edizione inglese del disco mancava “Twilight Zone”, aggiunta poi nelle edizioni seguenti.

The Ides Of March” e “Genghis Khan” sono due strumentali.

Nella copertina in basso a sinistra si può notare l’insegna del “Ruskin Arms”, pub dove gli Iron Maiden mossero i primi passi suonando dal vivo.

Wrathchild” era già presente, in una versione leggermente diversa, nella compilation “Metal For Muthas” del 1979.

Purgatory”, il cui titolo iniziale era “Floating”, venne scelta come singolo ed aveva una copertina talmente buona che venne presto ritirata per essere utilizzata per il seguente album “The Number Of The Beast”.

Singoli:

    1. Twilight Zone/Wrathchild
    2. Purgatory

Highlights:

    1. Killers
    2. Wrathchild
    3. Murders In The Rue Morgue

Componenti:

    1. Paul Di’Anno – Voce
    2. Steve Harris – Basso
    3. Adrian Smith – Chitarra
    4. Dave Murray – Chitarra
    5. Clive Burr – Batteria

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